domenica 27 maggio 2012

"L'ironia irrita. Non perché si faccia beffe o attacchi, ma perché ci priva delle certezze svelando il mondo come ambiguità."

"Ma perchè dai sempre queste risposte al vetriolo??" "Possibile che tu debba essere sempre cosi acida?" "Ma a colazione mangi yogurt al limone scaduto?". E via dicendo.  Chiedo scusa se incentrerò questo post su di me, ma magari può risultare anche utile in un certo senso. Ultimamente le persone sono concordi nel darmi la definizione di ''acida''. Certo, non sono un bignè alla crema, questo è poco ma sicuro. Anzi no: in realtà sono la tipica ragazza fintamente cinica, che in realtà nasconde (odio quest'espressione) un grande cuore. Ma appunto lo nascondo: ma cos'è, a tutti dobbiamo far vedere come siamo nel profondo? tutti devono poterci scrutare dentro? Ma ritorniamo al mio essere acida. Ci terrei a precisare, che molto spesso quella che molti scambiano per acidità è semplicemente ironia, un modo dissacrante di analizzare la realtà, di dare il proprio punto di vista su ciò che ci circonda. Ed è proprio quello il momento in cui, la mia presunta acidità viene fuori. Quando mi soffermo con attenzione a  guardare quello da cui siamo circondati. Quando vedo che la società in cui viviamo non va da nessuna parte, ma anzi si sta lentamente chiudendo su stessa, inglobandoci e andando verso una lenta ed inevitabile implosione. No, non voglio essere la solita qualunquista che blatera sui disvalori della società: da che mondo è mondo, la società ha sempre avuto momenti del genere, momenti in cui sembrava un cane che si morde la coda. Prendiamo ad esempio il periodo del 68, che mi trovo ad analizzare per la mia tesi di laurea: li si che di disvalori e di motivi per indignarsi ce n'erano, forse anche più di adesso ( o forse come adesso, visto che mi ritrovo a fare sempre dei parallellismi tra la società attuale e quella di allora). Ma la differenza vera la facevano le persone, con le loro lotte, il loro gridare la loro indignazione. Invece adesso, senza offesa, siamo circondati per lo più da branchi di pecore, assuefatti al sistema e totalmente ignari di esserlo. Di persone che veramente fanno qualcosa, s'impegnano veramente e non per un tornaconto personale ne esistono veramente poche: la maggior parte preferisce girarsi beatamente dall'altra parte, sorseggiando un aperitivo e chiacchierando superficialmente con gli amici, ignorando totalmente quello da cui sono circondati, perchè fino a quando c'è la possibilità di comprarsi l'ultimo modello di scarpe, vestito, borsa di una qualsiasi  marca allora va tutto bene.  Oppure all'opposto, questi rivoluzionari vestiti con kefiah e maglia del Che (che fa taaanto estremista convinto) sempre pronti alla lotta, che poi alla minima difficoltà mollano tutto e vanno a ingrossare le fila del primo gruppo. Ma come si fa a non essere acidi in questi casi? Come si fa ad essere ''carini e coccolosi'' quando la maggior parte delle ragazze di oggi con i loro comportamenti calpestano secoli di lotte femministe e i ragazzi sono incapaci di prendersi una qualsiasi responsabilità? Come si fa a vivere tranquilli fingendo che va tutto bene, quando le cose che vanno bene sono rarissime? Anche a me, confessione, piacerebbe essere una di quelle ragazze che sorseggiano aperol soda con le amiche, postando le foto tramite instagram. A volte ci penso lo confesso. Penso che mi piacerebbe andare a fare shopping a Londra, che ormai sembra essere diventata una tappa obbligatoria per poter vivere bene in questo mondo, indispensabile come il filmino della prima comunione. O una di quelle capaci di capire se il marrone col nero ci sta bene o no. O invece, una di quelle che si mostrano come super donne sempre impegnate, delle piccole donne di affari o delle giovanissime Miranda Presley, quando invece tutto quello che fanno è scrivere su un giornale, sito internet letto tutt'al più da parenti e amici,e tutti quegli espertoni di musica, arte, sport o qualsiasi argomento a caso. Si, a volte vorrei sapermi integrare con queste persone, magari parlocchiando dell'ultimo iphone che deve uscire e chattando tramite whatssup. Io non ho un iphone e cosa sia whatssup l'ho scoperto all'incirca due giorni fa. Ma la mia acidità, il mio essere dannatamente ironica, nasce essenzialmente da tutto questo. Da una parte, dal voler essere parte anche io di questa società, come tutti. E dall'altra il mal di pancia che mi prende quando penso che perchè ciò accada io debba diventare una pecora che segue il gregge, devo snaturare ciò che sono. Non sto criticando nessuno, se qualcuno si sente punto dalle mie parole, è il caso che si faccia un esame di coscienza. Per quanto mi riguarda, io continuo ad osservare, lanciando frecciatine acide/ironiche per dare la mia opinione, perchè questo è un sacrosanto diritto. Sperando che prima o poi, ci sia qualcosa per cui valga la pena lottare  sul serio.
Altre domande?


Ora, visto che sono acida e insopportabile, lascio un'immagine tenera e coccolosa che attutisca un pò il post. Per tutti i diabetici all'ascolto, fissate l'immagine e vi riprendete subito.




martedì 15 maggio 2012

La previdibilità della stupidità.

Ho volutamente omesso alcune informazioni sul mio conto, pensando che fossero inutili e che questo blog mi avrebbe aiutata a farmi conoscere saltando tutto quel giro di cose che in ogni conoscenza sono infondo basilari. Io sono nata a Reggio Calabria, ma non ci vivo più da anni ormai. E senza perdermi in descrizioni sulla bellezza della mia terra, del meraviglioso panorama che si staglia dal chilometro più bello d'Italia, devo in questa sede confessare che molto spesso ormai pensare a Reggio mi suscita un profondo senso di tristezza e sdegno per le condizioni in cui ormai riversa. E non parlo solamente di condizioni "fisiche" con le zone periferiche della città che sembra abbiano ingaggiato una gara  di degrado con le favelas brasiliane e sui soldi che l'amministrazione comunale sceglie ogni estate di usare per riempire le serate reggine con improbabili manifestazioni musicali anzichè risolvere quei problemi, come la mancanza d'acqua, che in una città che si fregia del titolo di "Città Metropolitana" non dovrebbero nemmeno esistere. Parlo di quella pochezza, povertà morale ed etica che ormai da un pò di tempo sembra governino imperiosi le menti di alcuni miei, ahimè, concittadini e che esprimono tale pochezza con gesta degne del cattivo più stupido dei film. Perchè, a mio parere, per compiere certe azioni non è necessaria solo una cattiveria di fondo che comunque è palese...bisogna proprio essere stupidi, limitati nel pensiero e nel ragionamento. Si era già cominciato settimane fa, quando un ragazzo omosessuale è stato aggredito in pieno centro città, nei pressi del teatro comunale,  da un manipolo (se mi è concesso) di fulgidi cretini che avevano inizialmente indirizzato verso il ragazzo insulti omofobi a cui si erano poi aggiunte anche le critiche dell'infermiere che ha poi curato il ragazzo per le percorse subite.
E' di oggi invece la notizia che il centro sociale Cartella ha subito un attacco, anzi un vero e proprio attentato, neofascista che l'ha praticamente distrutto: la scorsa notte alcuni personaggi ancora ignoti si sono introdotti nella struttura, inzozzandola (permettetemi il termine) con scritte inneggianti a Mussolini e svastiche naziste sul murales dedicato a Che Guevara e dando poi fuoco alla struttura. Quello che è accaduto, oltre appunto ad essere la manifestazione di un grande senso di stupidità e limitatezza, non è che la summa di una serie di piccoli incidenti che il centro sociale stava già subendo da parecchio tempo: dalla colla nei lucchetti fino ad episodi più consistenti, come la razzia di generi alimentari e soldi che il centro Cartella aveva raccolto per festeggiare il primo maggio. Il gesto di questa notte è in qualche modo prevedibile. Apro quindi una piccola  digressione; è ormai chiaro come il cielo d'agosto che i tempi della Primavera reggina realizzata dall'amato sindaco Falcomatà, sono ormai un ricordo lontano e che sfuma sempre più. Reggio è ormai a tutti gli effetti una città dove il fascismo regna sovrano e incontrastato: basti pensare alla decisione dell'allora sindaco Scopelliti (e ora governatore della Calabria) di intitolare nel 2006 l'Arena dello Stretto al capo del gruppo conosciuto come "Boia chi Molla" Ciccio Franco  e alla proposta di intitolare piazza Orange ad un altro esponente della destra estrema, firmatario anche del manifesto della razza, Giorgio Almirante. E' una città con un buco di 170 milioni di euro, i cui dirigenti si suicidano misteriosamente.
Ma qui non è tanto l'essere fascisti il problema, o il punto della questione. Io sono di idee diverse, ma come tutte le persone democratiche sono dell'opinione che ognuno debba essere libero di seguire le proprie idee. E non voglio fare assolutamente di tutta l'erba un fascio: conosco persone che si definiscono fasciste o che abbracciano anche solo in parte questa ideologia, ma che sono tra le persone più educate ed intelligenti che conosca.
Non voglio, sebbene ammetto di pensarla cosi, tirare fuori fatti storici che servirebbero a confermare la mia tesi, come l'assurdità di auspicare un ritorno ad un epoca buia come quella del fascismo: per me qui non si tratta solo della semplice lotta politica. In questo caso, come ho scritto più volte io mi sento più di parlare di stupidità: quella stupidità che impedisce a chi compie questi atti deprecabili di comprendere che appunto, la liberà di pensiero è sacrosanta, cosi come il diritto/dovere di esercitarla in maniera non violenta e senza sconfinare nelle altrui libertà. E chi ha compiuto questo attentato, ha violato dal primo all'ultimo questi diritti.

domenica 13 maggio 2012

Oh Capitano, mio Capitano.

C'è sempre un pò di tristezza negli addii. Anche se infondo, la persona che ci dice addio, non l'abbiamo mai vista dal vivo, nè ci abbiamo mai scambiato due parole. Io, quando Alex ha esordito nella Juventus era il 1993  io avevo 6 anni: all'epoca di calcio non me ne interessava molto. Tifavo Juventus, perchè mio padre è juventino e ha sempre ripetuto che si può diventare milanisti, interisti ecc...ma juventini si nasce, è una cosa che ti porti dentro e per me non poteva essere altrimenti. Per me la Juve è stata un altro modo per stringere ancora di più il legame con mio padre; non ci capivo niente di calcio (adesso non è che sia una stratega di tecniche calcistiche, ma mi vanto di capire cos'è un fuori gioco) ma vedere le partite con lui mi piaceva, mi divertiva. E se guardi la Juventus, non puoi non innamorarti di Del Piero. O per lo meno, per me è successo cosi...a poco a poco ho cominciato ad affezionarmi, se cosi si può dire per una persona che nemmeno sa che esisto, alla figura di questo calciatore che iniziò a giocare durante il periodo di assenza di un altro grande della storia del calcio, Roberto Baggio, e che per le sue capacità fu preferito a quest'ultimo che venne ceduto al Milan. Qui faccio una breve parentesi: alla Juventus ci sia affeziona come una famiglia, o per lo meno a me è successo cosi, ed è per questo che tutti gli addii dati alla Juve sono stati tristi per me; ed ecco perchè non ho subito provato simpatia per Del Piero, che aveva praticamente preso il posto di Baggio. Ma non si può non apprezzare Del Piero. A prescindere dalla tifoseria, dall'appartenere o meno alla squadra bianconera, Alex è uno di quei giocatori che dentro e fuori dal campo si distinguono per la grandissima classe ed umiltà, per non aver mai detto o fatto qualcosa fuori posto, qualcosa di eccessivo. Del Piero per me, era la Juventus. Lo dico magari anche con poco spirito patriottico, ma era l'unico motivo per cui guardavo la Nazionale, cercando con un pò di ignoranza calcistica ed incapacità di capire i motivi che avevano spinto l'Avvocato a dargli il soprannome di "Pinturicchio". Non sono capace di fare commenti tecnici sul suo modo di giocare, nemmeno conosco le parole adatte. Non so nemmeno, e forse questo mi penalizza come tifosa, il numero di trofei vinti, o dove abbia militato prima della Juventus. Infondo non è questo ciò che fa grande un uomo, questo fa grande il calciatore; ed è indubbio che lui come calciatore sia stato (quant'è brutto usare il passato per riferirsi a lui!) uno dei grandi della storia non solo della Juventus, ma del calcio. Si potrebbero citare mille giocatori, suoi avversari che hanno lodato le sue capacità e qualità di giocatore: Cristiano Ronaldo, Messi, Ronaldinho, Maldini, Maradona. Ma infondo, ad Alex non ci si affeziona per il numero di gol fatti e per l'importanza degli avversari che lo hanno lodato. Alex era ed è a tutti gli effetti la bandiera portante della Juventus, l'emblema, il simbolo. L'una è impensabile senza l'altra. Eppure, da oggi dobbiamo cominciare a farcene una ragione. Alex ha dato l'addio alla Juventus, sebbene tutti noi tifosi juventini (e ammettetelo, anche i non juventini) speriamo sempre che la dirigenza bianconera ci faccia una sorpresa annunciando il tanto atteso accordo tra la società ed il calciatore. Perchè è ancora impensabile per molti, dare l'addio ad una persona che dentro e fuori ha sempre dato tutto. Una persona che, personalmente parlando, ho sempre definito con un unico aggettivo: elegante. Alex era elegante nel campo, sia nei movimenti che nel fair play. Niente di mai eclatante, anche quando magari la sua rabbia poteva giustificare gesti magari troppo estremi che altri non si sono mai risparmiati. Nessuna parola fuori posto, anche quando avrebbe avuto mille motivi per urlare: il suo silenzio, in questi casi, valeva molto di più come ogni vero campione che si rispetti. Uno che quando la sua squadra è retrocessa in serie B, ha dichiarato "Un cavaliere non abbandona mai una Signora". Niente gossip su di lui che ha sposato, non una velina o una modella, ma una commessa, una che non è mai apparsa su nessuna rivista e di cui (grazie a Dio) non conosciamo ogni centimetro di pelle. Mai sopra le righe, esattamente come lui; ed infondo anche per questo Del Piero si distingueva, tra miliardi di giocatori che esibivano ed esibiscono love story con modelle ed attricette, ricchezze esorbitanti e capricci degni di una star di Hollywood più che di un giocatore di calcio italiano.
Niente di tutto questo in lui, che anche quando faceva beneficenza lo faceva senza mai farsi troppa pubblicità, senza cercare attenzione mediatica su di sè, ma solo su quello che era impegnato a fare.
Ecco, è impossibile non commuoversi vedendo Alex inchinarsi davanti a 41 mila tifosi che si dimenticano che  c'è in corso una partita e chiamano a gran voce il suo nome, e che alla fine fa un giro di campo nascondendo la commozione, la stessa commozione che i tifosi della Juventus invece non riescono a nascondere.
E' impossibile non commuoversi specie per chi, come me, l'ha visto crescere in questa magnifica squadra, sia come uomo che come giocatore.
Alex è uno degli ultimi, se non l'ultimo, vero capitano, con buona pace di tutti gli altri giocatori che almeno dal punto di vista ''umano'' avrebbero tanto da imparare da lui. E il suo addio offusca un pò, il giorno della festa scudetto della squadra. E in cuor mio, come tutti, spero sempre che la dirigenza ci ripensi, e che io tra qualche tempo possa scrivere un post dal titolo "Pinturicchio è tornato".


Una menzione speciale va ad un altro grande calciatore, che proprio con Alex ha formato quella che per me è stata la migliore coppia del calcio italiano: Filippo Inzaghi. Ed anche lui oggi ha dato l'addio al calcio, giocando l'ultima partita con la grande rivale della Juventus, il Milan.
A me, tutto questo fa venire un grande senso di commozione. Si è ormai capito, penso, che sono una persona malinconica e molto affezionata a certi periodi della mia vita: e questi due addii (ricordo anche che oggi hanno lasciato anche Gattuso, Nesta e Seedorf) infondo segnano non solo la storia delle due squadre, ma anche un pò la mia e di tutte quelle persone che giocavano a calcio (si, io "giocavo" a calcio da piccola) da piccoli litigandosi il "nome" di Del Piero o quello di Inzaghi, o che si emozionavano a vederli giocare insieme e infondo, sentivano sempre una sorta di "fastidio" nel vederli giocare come rivali.