giovedì 15 novembre 2012

Il male è una forza reale. Una potenza grande almeno quanto il bene. Nell'universo, due forze antitetiche lottano per il predominio.


Per Sant’Agostino il male è non sostanziale. Non è pensabile che provenga da Dio, in quanto Dio è Amore, bensì solo dall’uomo. Per Kant, il male è profondamente radicato nella natura umana ed è impossibile estirparlo. Rousseau invece sostiene che il male è qualcosa che è al di fuori dell’uomo, che risiede negli aspetti terreni e materiali della società (ma non è forse la società composta da uomini?) e nell’800 Marx avrebbe spostato l’intera questione bene-male da un punto di vista politico e soprattutto della lotta di classe . Dal male come interno all’uomo e proveniente dall’uomo stesso ( e quasi del tutto impossibile da sconfiggere) della filosofia antica, si passa quindi a considerare il male come esterno all’essere umano ed eliminabile attraverso politica e scienza. Hanna Arendt nel suo famoso “La Banalità del Male” analizza il processo al gerarca nazista Eichmann: ciò che viene fuori dall’analisi della scrittrice, è che chiunque avrebbe potuto essere Eichmann. La cosa più spaventosa infatti che emerse dal processo era che egli era una persona completamente normale e ciò rendeva possibile che chiunque vi si potesse identificare. Sarebbe stato sufficiente essere privi di idee: Eichmann infatti non aveva idea, non si rendeva minimamente conto di cosa stesse facendo. Era lontano dalla realtà che lo circondava e questo per l’Arendt fu il male: essere inconsapevolmente strumento di un male superiore, in questo caso il nazismo, essere talmente banali da essere facilmente manipolabili dal male come fu appunto per Eichmann.
Ma fatte le dovute riflessioni su cosa sia il male per i filosofi e gli storici, la domanda che ultimamente mi sono posta è: il male è necessario?Come si potrebbe infondo definire cosa sia il bene se non avessimo un parametro di giudizio?Come posso dire di stare bene ed in salute se non conosco il male fisico? Se il male fisico non si fosse mai manifestato e non si manifestasse, io non saprei cos’è il benessere fisico. E sotto un punto di vista più morale, interiore, se io non ho mai provato dolore, angoscia, tormento, come posso essere sicura che ciò che vivo in assenza di questo  sia bene?Il bene è ciò che si manifesta in assenza del male, e viceversa il male è ciò che si manifesta in assenza del bene. L’uno e l’altro sono quindi reciprocamente dipendenti: uno non può esistere in presenza dell’altro ma contemporaneamente non può esistere senza l’esistenza dell’altro.  Non esisterebbero gli eroi se non ci fossero i mostri. Paradossalmente quindi il male è necessario. Il male serve per comprendere appieno cosa sia il bene. Se ci si ferma a pensare, tutto si basa sul contrasto bene o male: non apprezzeremmo la luce se non sapessimo cos’è il buio. E cosi che non conosceremmo l’amore se non sapessimo cos’è l’odio, né saremmo in grado di apprezzarlo completamente. I contrasti che creano equilibrio, principio alla base del concetto di Yin e Yang appartenente alle più antiche filosofia cinese e nelle sue religioni, Taoismo e Confucianesimo.
Si giunge quindi alla conclusione che il male sia necessario. Ma è quindi giusto tentare di estirpare la parte negativa, “malefica” che è contenuta in ognuno di noi? E’ giusto fingere che questa parte non esista, è giusto nasconderla e soprattutto non accettarla? Non sarebbe forse meglio educare le persone ad accettare che ognuno di noi contiene una parte malvagia, oscura, ma che ciò che conta è saperla vincere? Non sto infatti dicendo che accettando il fatto che ognuno di noi sia anche cattivo, si dia libero sfogo a questa parte che molti, per paura ma anche e soprattutto per ipocrisia tentano di tenere nascosta . Bisogna conoscere ciò che teniamo nascosto dentro di noi per poterlo tenere sotto controllo qualora si manifestasse in maniera eccessiva e per poter soprattutto capire cosa sia in realtà l'azione giusta da compiere. Ma negare la dualità dell’animo umano, il suo essere buono ed allo stesso tempo cattivo, è sbagliato tanto quanto lasciare completamente libere le pulsioni maligne che, ogni tanto, prendono chiunque.