mercoledì 31 ottobre 2012

"Senza amare sé stessi non è possibile amare neanche il prossimo, l'odio di sé è identico al gretto egoismo e produce alla fine lo stesso orribile isolamento, la stessa disperazione."

Tutte abbiamo avuto degli amori di carta: quelli che a dai 10 anni in su, ti prendevano per l'attore o il cantante di turno, specie se membro di una boy band americana (sono pur sempre nata alla fine degli anni 80). Dopo aver detto addio a malincuore all'eroe dei cartoni animati che ti aveva rubato il cuore (Milord, I love you)si attaccava il poster di suddetto nuovo amore alla parete della stanza, o dietro la porta, e si rimaneva per tanto tempo a fissarlo immaginando un'impossibile ed improbabile storia d'amore; io poi ero molto furba: siccome capivo che tra me e il cantante americano ci sarebbero stati dei problemi di comunicazione, vista la mia scarsa padronanza dell'inglese a 10 anni, risolvevo il problema rendendo lui capace di parlare in un italiano che Leopardi levati. Amare una popstar era fuori dalla realtà e l'amore che si provava era del tipo più romantico: nessuna lite, nessun problema quotidiano ad affliggere la meravigliosa vita a due esistente nella nostra immaginazione..anche perchè voglio dire...ovviamente la popstar era miliardaria, quindi vedete voi che problemoni poteva avere.
Però crescendo si cambia e,ammetto che  da piccola quando me lo diceva mio padre non volevo crederci, cambia anche il modo di amare. Infondo penso che tutti ripensando alla prima persona di cui si sono innamorati e quella di cui sono innamorate adesso, avvertiranno un diverso modo di amare (ovviamente mi riferisco alle persone che hanno dai 20 anni in su) più maturo e consapevole e forse anche più bello. Perchè si impara a conoscersi e di conseguenza, migliorano i rapporti con gli altri, anche se ammetto di aver sempre odiato la frase ''se ti ami ti amano''; l'ho sempre reputata una frase egoista e l'egoismo ha poco a che fare con l'amore. Invece, devo ammettere che, dopo esperienze personali, un pò di sano egoismo ci rende più forti e più capaci di amare, non fosse altro perchè ci rendiamo conto cosa non vorremmo che qualcun altro ci facesse ed anche perchè ci permette di capirci più a fondo, concentrandoci su noi stessi.
E cambia perchè cambia il nostro rapporto con la realtà: ciò che ci circonda non può essere altro, non è qualcosa di separato da noi e dalla nostra vita; e di conseguenza entra anche nel rapporto di coppia, influenzandolo ed influenzando il nostro modo di amare e di amarci. E la persona che abbiamo accanto non è più un immaginario cavalier servente, ma una persona separata da noi, con i suoi obiettivi, le sue ambizioni. Si arriva ad una dimensione di amore più alta e profonda, in cui si comprende che lasciare libera la persona che abbiamo accanto di avere i suoi spazi non equivale ad allontanarla da noi, ma anzi ad avvicinarla. "L'uomo è nato libero e dappertutto è in catene" diceva Rousseau: incatenato dai doveri, ogni uomo o donna cerca un rapporto che permetta di avere almeno quell'assaggio di libertà che il vivere in società non permette in maniera continua. Ecco perchè il modo di amare cambia con l'età, con l'entrata in contatto con la società e con la conoscenza di sè. Si acquisisce, dall'unione di questi tre elementi, una maturità tale che ci permette di vivere tutto ad un livello superiore, dove i rapporti non sono stretti ed incatenanti e proprio per questo molto più profondi e maturi rispetto agli amori adolescenziali.
Non più solo sentimento, ma consapevolezza di sè e di conseguenza, rispetto per l'altro.
E libertà.



lunedì 22 ottobre 2012

Il diritto allo sbaglio

Forse la  spasmodica e ossessiva ricerca della perfezione in noi e in ogni campo esistenziale, in ogni cosa, ci ha fatto completamente perdere di vista un aspetto della vita che dovremmo ricordarci essere sacrosanto e che dà il titolo a questo post. Ogni persona infondo porta con sè un bagaglio di esperienze ed errori che l'hanno appunto reso ciò che è: ed è sicuramente vero che uno sbaglio fa imparare di più di una vittoria, cosi come un calcio  ti fa fare più passi in avanti di una carezza.
Posto che qui comunque si parla di quegli errori che hanno il merito di insegnarti qualcosa e non quelli che ti fanno finire in galera o a pagare una cauzione, mi rendo conto sempre più che le persone hanno perso di vista la libertà del poter fare degli errori, di poter cadere, potersi sporcare per imparare qualcosa di nuovo e ripartire con qualche esperienza ed insegnamento in più. A cosa serve infondo arrivare al traguardo intonsi se non si è imparato niente? A cosa serve vincere se la vittoria non ti lascia niente, non ti ha insegnato anche una minima cosa nuova che va ad aggiungersi a quel bagaglio di esperienze che ti formano e che ti permettono di definirti uomo?.
Ovviamente questa tematica potrebbe far sorgere delle contraddizioni, perchè va innanzitutto stabilito di che tipo di errori si tratta e soprattutto chi ha il diritto di decidere che, effettivamente, vanno ritenuti tali. Infondo, la storia è piena di episodi in cui interi popoli sono stati sterminati perchè qualcun altro, improvvisamente o meno, ha deciso che quella cultura a cui apparteneva lui e il suo popolo era quella giusta e lui aveva il sacrosanto diritto di impiantarla in tutti i popoli in possesso della cultura sbagliata, perchè lui la riteneva tale.

Ma sbagliare, il diritto a sbagliare non deve essere preso come giustificazione da tutti, da chi per comodità preferisce non impegnarsi appellandosi poi a questo ipotetico diritto.

Il diritto a sbagliare deve essere preso in considerazione da chi si è dimenticato che gli errori non per forza servono a condannare o a farci condannare, da chi non si rende conto che in un giocattolo rotto c'è più storia e vita di uno lasciato integro dentro la sua confezione.

La gente va lasciata libera di sbagliare. E va lasciata libera di rendersi conto dei propri errori.
La gente deve avere il diritto di sporcarsi, come i bambini quando giocano coi colori.
Forse perchè cosi si può imparare veramente qualcosa sulla vita più  di quanto non si faccia con i libri scolastici o con la pomposa cultura esibita con orgoglio e presunzione da chi crede che tanto basti a formare un individuo.

Le persone più saggie che ho conosciuto in vita mia, infondo, erano persone che a scuola nemmeno c'erano andate.