sabato 16 giugno 2012

Studentesse e prostituzione.

La cosa che più fa pensare, leggendo certe notizie, è che infondo non è scritto niente di nuovo. Il che è già di per sè tragico, visto che la notizia di cui sto parlando, è quella riportata dal Corriere della sera sul fenomeno della prostituzione tra le studentesse italiane che, per pagarsi gli studi o semplicemente per la voglia di condurre una vita più agiata (leggi: da vip) decidono di offrire prestazioni sessuali in cambio di soldi. Personalmente, alla storia delle studentesse che arrivano a tanto per pagarsi gli studi ci credo poco e niente: di studentesse che per non pesare sulla famiglia decidono di pagarsi da se gli studi ne conosco molte, moltissime, e nessuna di loro ha mai scelto la via della prostituzione. Purtroppo questo fenomeno è strettamente collegato con un altro aspetto della società e  che in essa si fa sempre più largo.
E dare la giusta collocazione al fenomeno preso in esame, rende più comprensibile il fenomeno stesso; non è di certo un mistero che la maggior parte, se non la totalità, delle ragazze che decidono di intraprendere questa strada viva a Roma o a Milano. Soprattutto a Milano. Quella città metropoli del mondo, con le sue settimane della moda e i suoi locali chic e glamour. Quella città piena di modelle, modelline e presunte tali che vengono dall'est in cerca di fortuna e poi, metà di loro, si ritrovano a fare le accompagnatrici a vecchi avvocati o rampanti imprenditori, sperando prima o poi di riuscire a ricalcare le orme della Vivien di Pretty Woman. O anche, appunto, semplici ragazze che si ritrovano a sfiorare questo mondo di lustrini e pailettes, cravatte e tacchi alti e desiderano ardentemente farne parte. Il lusso, la fama e quella vita raccontata dai giornali di gossip e dai programmi televisivi  che fa gola a tante ragazze; forse per il sogno di una vita più tranquilla (?) o forse semplicemente per vanità. Non dobbiamo a tutti i costi andare sempre a cercare il risvolto tragico/psicologico in determinati comportamenti, non dobbiamo per forza andare a cercare remoti traumi psicologici o deficit di affetto familiare o mancanze economiche. Più semplicemente, nella maggior parte dei casi, si tratta di ragazze di buona famiglia, o comunque di condizioni economiche tranquille, che vogliono appunto compiere un salto in avanti nella scalata sociale. Ed ecco che appunto qui tornano in ballo quei giornali e quel tipo di televisione che impera in Italia da circa vent'anni (non specifichiamo quando, altrimenti rischio di sforare nel discorso politico) e che mostrano semplici ragazze divenute improvvisamente star internazionali dopo qualche foto di "nudo artistico" o nella maggior parte dei casi, cene e dopo cene con chi di dovere può aprire le porte di quel mondo che per il momento ammirano da lontano. Cosi, chi osserva e trova ammirevole tutto ciò, intraprende lo stesso cammino, cominciando con favori sessuali in cambio di qualche centinaio di euro, quello che basta per entrare nei posti giusti dove trovare prede sempre più facoltose, passpartout per un altro passo verso il raggiungimento del loro sogno di gloria.
E mica ci sono sempre le povere martiri da trovare in ogni storia.

No, la storia delle studentesse che si prostituiscono per pagarsi gli studi, per quanto mi riguarda, ha poca attinenza ormai con la realtà: chi vuol pagarsi gli studi fa la commessa, la baby sitter, lavora nei call center. La percentuale di chi usa la via della prostituzione è minore di quanto si creda.





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