domenica 2 febbraio 2014

"Che non si muore per amore, è una gran bella verità" (Post fata resurgo)

Ho cambiato l’interfaccia al blog.
Io, qualsiasi cosa se ne dica, i cambiamenti li odio. Sono una persona fondamentalmente nostalgica, tutto dovrebbe rimanere esattamente com’è, in barba al gattopardesco motto che affinchè questo avvenga, tutto deve cambiare.
Non che il futuro mi spaventi. Ma diciamo che, forse alla fine come tutti, quando raggiungo un equilibrio mi piace mantenerlo. Non voglio novità, non voglio stravolgimenti di sorta. Voglio tranquillità, cosa che per carattere o per contingenze esterne, non sono quasi mai riuscita a trovare.
Ma nella vita niente rimane cosi com’è, e sarebbe anche un rischio augurarselo. E poi alla fine della giostra, scopri che il cambiamento era forse la cosa più sensata e giusta che ti potesse capitare. Perché infondo, a cosa serve mantenere in equilibrio una situazione che ti ha sempre fatto più male che bene? A cosa serve raccontarsi bugie su bugie, perché semplicemente si crede stupidamente che ‘’mollare’’ sia segno di debolezza o di sconfitta?
Io ho creduto per mesi di essere stata sconfitta. Lo credi quando ti guardi allo specchio con fatica e non ti piace la tua immagine. Lo credi quando non trovi più stimoli in niente, quando il semplice alzarti dal letto e fare ciò che devi fare ti sembra un’impresa titanica, qualcosa per cui dovrebbero darti una medaglia d’oro ogni singolo giorno che ci riesci.
E’ dura accettare che quello per cui avevi tanto duramente lottato viene distrutto, proprio ad un passo dalla realizzazione totale dei tuoi obiettivi, dei tuoi sogni.
E sono poche le cose che puoi fare: o affondi, o reagisci. Io sono affondata. Per tanto tempo. Fin quasi a non farcela più. Però per fortuna Battisti aveva ragione, che non si muore per amore è una gran bella verità.  Ed è altrettanto vero che un giorno ti alzi e non ci pensi più. No, vabbè, questa è una cazzata. Sarebbe bello alzarsi e smettere di pensare a chi ci ha fatto del male: purtroppo le persone che ci hanno ferito in maniera profonda, rimarranno sempre nella nostra vita. In una risata che ci ricorderà di loro, o come un demone nascosto sotto il letto, pronto ad assalirci al primo momento di cedimento, di umana debolezza. E perché infondo alla fine, niente si dimentica davvero.

Tutto ti rimane dentro, indelebile come un tatuaggio. A ricordati cosa ti hanno fatto. Cosa ti sei lasciata fare.
Però si, dentro di te qualcosa cambia e capisci, e soprattutto accetti, che la vita è cosi. E’ veramente stronza: può darti tanto e toglierti anche di più l’attimo dopo. E’ la vita, ma non è l’amore, e capirlo ed accettarlo cosa veramente tanta energia.


Ma non è l’amore mentire guardando negli occhi la tua donna. Non è amore sminuirla, farle credere che nemmeno la sua parte migliore valga qualcosa, creando una sorta di dipendenza psicologica per paura che lei si accorga che il vero debole sei tu e ti lasci solo a combattere con i tuoi demoni. Semplicemente perché si è troppo deboli e vigliacchi per chiederle di rimanere, di non andarsene. Non è amore farle ingoiare bugie su bugie, insultarla ed accusarla di cose che poi si commettono per primi. Non è amore tradirla o farla passare per pazza, è la vita. Non è amore arrivare a metterle le mani addosso e non rendersi minimamente conto del male che si riesce a fare ad una persona. Psicologico soprattutto, perché i lividi se ne vanno. E’ la vita, forse, ma di certo non è l’amore.

E allora ben venga il cambiamento, che ti fa capire tutto, ti fa aprire gli occhi e dire che si, non è amore e allora merito anche di meglio. Che tutte meritiamo di meglio.

E se è vero che nella vita tutto torna, auguro di cuore a chi di dovere di avere spalle abbastanza forti da riuscire a sopportare il peso che tempo fa hanno condannato me a sopportare.

“Non il suo amore, non il suo bene, ma solo il sangue secco delle sue vene”.

venerdì 29 marzo 2013

I grillini? I fashion blogger della politica.


Il meraviglioso mondo del world wide web ha avuto il merito di abbattere le barriere geografiche, culturali e anche politiche. Tutti grazie al web possiamo conoscere mondi nuovi, culture diverse dalla nostra e possiamo avere il famoso quarto d’ora di celebrità wharoliano. Il problema è che appunto il web è veramente a portata di tutti, o quasi.  E come tutte le cose c’è il rovescio delle medaglia: cosi se da un lato possiamo fare nuove scoperte ed approfondire le nozioni che già abbiamo, dall’altro internet permette di avere i 15 minuti di celebrità veramente a tutti. Ed ecco quindi l’invasione di scrittori, critici, modelle, cantanti  e le mie adorate fashion blogger. Ma ultimamente c’è un fenomeno, tutto italiano, che infesta il mondo del web e purtroppo dopo le recenti elezioni anche il Parlamento Italiano. Sto parlando degli amati/odiati grillini, figli del movimento 5 stelle. Io personalmente, rientro nella categorie di persone non che odiano il movimento, ma che non lo riescono a comprendere. Quando nacquero i primi vaffaday di Grillo nel 2007 ho anche firmato la petizione in cui si chiedeva la non candidabilità per i condannati, il limite di due mandati e la riforma della legge elettorale porcellum.  Più di una volta in passato, mi è capitato di pensare che Grillo si battesse per cause giuste, specialmente in alcuni punti. Oggi il Movimento, dopo 5 anni di urla ed improperi verso qualsiasi essere vivente non la pensi come loro, è arrivato in Parlamento con un notevole terzo posto appunto alle ultime elezioni politiche. La mia posizione nei loro confronti però , come già scritto su, è decisamente cambiata. Non comprendo qual è la logica che li muove, perché ascoltando, leggendo, informandomi, vedo solo contraddizioni su contraddizioni, mancanza di coerenza e soprattutto di un vero e proprio piano.  Dietro le quinte del Movimento si sa, c’è GianRoberto Casaleggio, un furbone di marketing e strategie di rete che con la sua Casaleggio Associati ha dato vita al successo del Movimento, proponendo (ed attuando)  l’idea del blog a Grillo quando lo conobbe dopo un suo comizio nel 2004, ben conscio dei poteri che la rete può dare (mentre  a quanto pare il comico genovese l’unica cosa che sapesse fare con un pc, era romperlo sul palco). Per alcuni Casaleggio è un santone, per altri un pazzo visionario che proclama che nel 2054 voteremo in rete per un governo chiamato Gaia, non prima di essere passati per una terza guerra mondiale ed un altro blocco Occidente-Oriente che non manca mai. Ed eccoli allora partire a fare quello che tecnicamente si chiama crowdsourcing, ma che visto come sono andate le cose si può tradurre con un: urlare due tre ovvietà ad una folla (crowd) di gente che non arriva a fine mese manco pregando insieme il Divino Otelma e Solange, e che se gli dici che “gli altri sono tutti ladri” e “noi promettiamo 1000 euro al mese ai disoccupati” il voto te lo da insieme anche ad una bella sacca del suo sangue. Il tutto ovviamente portando avanti la teoria della trasparenza della rete, della democrazia del web eccetera eccetera. Ed ecco che finalmente, dopo mesi ed anni di insulti rivolti a praticamente i tre quarti del globo terracqueo, i grillini si attestano ad un dignitoso terzo posto, dopo Pd e Pdl. Ma per quanto mi riguarda, i deputati del Movimento Cinque Stelle, altro non sono che i fashion blogger della politica italiana. Cosi come  quelli si innalzano a guru della moda facendoti credere che sei un pazzo esaurito e che non indossando quegli obbrobi che loro si ritrovano addosso mettendosi su del vinavil e lanciandosi a razzo nell’armadio tu compi un suicidio sociale, cosi i grillini ti fanno credere che non votando, non accettando le loro idee tu compi un omicidio perché ammazzi la possibilità di vedere (cito testualmente, perché credo che sia veramente un’affermazione degna del miglior Fabio Volo) “la bellezza della loro rivoluzione”. Fondamentalmente insomma, nessuno dei due dice niente e sa niente, sia di moda che di politica ma ti fa credere di essere un espertone senza i cui consigli tu fai meglio a rifugiarti in un convento di monaci trappisti. I grillini, pardon, Grillo e Casaleggio hanno sempre promulgato l’importanza della democrazia e della trasparenza del web, perché il web permette una partecipazione di tutti nello scegliere i candidati. Si. Certo. Spiegatelo alle vostre nonne  e nonni che devono ancora capire come funziona la televisione senza la manovella ma col telecomando. E poi trasparenza? Sul web chiunque può postare la prima cavolata che gli passa per la testa, spacciandola per vera. Ovviamente c’è da considerare anche il livello di intelligenza che c’è dall’altro lato: a me più di una volta sono arrivate email  su twitter in cui mi si chiedeva come mai digitando “Anna Bolena” su facebook non si riuscisse a trovare il mio profilo. E tu capisci che… Insomma trasparenza un tubo, e democrazia tantomeno. Proprio l’altro giorno il leader maximo -1 (perché il maximo maximo è Gianrobby) si è scagliato contro presunti troll, elfi, puffi ed altri simpatici esseri incantati rei di  scrivere commenti contro il Movimento, ovviamente pagati dalla k4sta: l’idea, democratica, che ci possa essere qualcuno non concorde o non più concorde con le loro idee non è nemmeno presa in considerazione, e il passo successivo è una democraticissima cancellazione dei commenti in questione. Per non parlare poi della tanto sbandierata sciabolata all’editoria, facendo del blog l’unica e sola fonte di informazione a cui attingere. Le contraddizioni su Grillo poi si sprecano: una fra tutte potrebbe essere quella di chiedersi come mai, dopo tante urla contro certi sistemi, nel 2003 il comico decise di usufruire per ben due volte del condono tombale per le sue aziende. Il Movimento poi, specie ultimamente, dice alcune bestialità che quando le senti quasi ti viene da sorridere tanto son cretine. “Legiferare senza governo, come fecero in Belgio!” Si, bravoni. Peccato che intanto noi qui siamo in Italia, abbiamo una Costituzione un po’ diversa. Ma soprattutto poi vai a rivedere e tac, scopri che in Belgio all’epoca protestarono pure in mutande contro la paralisi a cui il Paese era andato incontro con quella furbata.  I grillini, con la stessa umiltà tipica di Mourinho, non ci pensano nemmeno ad allearsi col PD che la sovranità popolare ha decretato vincitore e pretendono un governo esclusivamente Cinque stelle: ecco quindi un bel blocco al Paese, che tanto già non ne avevamo abbastanza. E senza nemmeno la possibilità di cambiare la legge elettorale che forse, forse, ci permetterebbe di non fare cosi schifo alle prossime probabilmente ravvicinate elezioni. Grazie grillini eh.  Ma guai a far notar loro queste cose: i grillini sono cosi, un po’ come quei sognatori che ti tirerebbero una sberla quando fai notare loro che la realtà è diversa. Se provi anche minimamente a chiedere spiegazioni sui punti un po’ all’acqua di rose che permeano il loro programma, ti senti rispondere che la risposta già l’hanno data più volte ma che tu per il semplice fatto di non essere grillina  sei una povera idiota e nemmeno te ne sei accorta. Ovviamente la risposta in questione mai esiste e mai esisterà, se non quella che tu sei della casta e loro soffrono nel vedere che non ti rendi conto di quello che succede e sta succedendo.


venerdì 15 febbraio 2013

"Ma chi vince Sanremo entra di diritto ad Amici?"

Bene, le canzoni ce le siamo sentite tutte comprese quelle dei giovani. La mia "profezia di sventura" si è avverata: nei primi posti della classifica ritroviamo esattamente le canzoni da me pronosticate. Ma cominciamo dall'inizio e proseguiamo via via verso la tragedia.
Apertura affidata questa volta a Luciana Littizzetto con un monologo apparentemente sarcastico sugli uomini ed i loro atteggiamenti/comportamenti capaci di rendere nevrastenica perfino una seguace di Madre Teresa di Calcutta; ma la comica torinese non poteva sicuramente banalizzare cosi la giornata di ieri. No, non mi riferisco a San Valentino...sto parlando del V-day la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, caratterizzata purtroppo proprio dell'ennesimo caso di omicidio di una donna avvenuto per mano del proprio compagno: mi riferisco all'assassinio della modella sudafricana Reeva, uccisa dal compagno (per sbaglio?) campione olimpico Oscar Pistorius. Nella giornata di ieri sono stati organizzati flash mob danzanti in tutto il mondo per dire basta alla violenza sulle donne: e cosi anche Luciana sul palco dell'Ariston ha danzato, con tanto di corpo di ballo,  sulle note di "Break the chain" (spezza le catene) di Tena Clark canzone scelta come colonna sonora dell'evento. Non prima però di aver ricordato a tutte le donne, e gli uomini che "l'amore non spezza le costole, non ti lascia lividi sulla faccia".
Ma abbandoniamo gli argomenti seri e torniamo a occuparci del faceto. Ordunque, avendo già ascoltato le canzoni non rifarò una classifica ma mi limiterò a dare pochi personali giudizi.

Elio, Silvestri, Gazzè, Cristicchi: vincono a mani basse. Compreso Simone la cui canzone, come avevo previsto, dopo un secondo ascolto rientra tra le più belle di quest'edizione.

Almamegretta, Marta sui tubi, Malika Ayane: promossi ma con debito. Ovviamente parlo di gusti personali, non smetterò mai di ripeterlo e credo che anche qui valga la regola del riascolto, cosi come fu per Cristicchi.

Gualazzi, Molinari e Cincotti, Chiara, Annalisa: non mi convincono. Non mi coinvolgono, non mi fanno venire voglia di fermarmi e rimanere ad ascoltarli senza distrarmi.

 Mengoni, Modà, Maria Nazionale: una triade peggiore l'ho vista solo nel 2010, con la conduzione della Clerici con Scanu, Pupo e Filiberto e anche quella volta Mengoni. Roba da preferire il rumore delle unghie sulla lavagna.

Purtroppo il Festival di Sanremo non è più da tempo quel concorso serio di mille anni fa, altrimenti canzoni come appunto "Italia amore mio" nel 2010 o "Se si potesse non morire" dei Modà di quest'anno, non solo non sarebbero mai arrivate in finale, ma non sarebbero mai arrivate da nessuna parte e basta. Invece no. Il potere, soprattutto grazie alle loro fan,di questi gruppi e cantanti privi (si, giudizio soggettivo mi sono stancata di ripeterlo) di qualsiasi voglia talento ma con alle spalle major ed operazioni commerciali/di marketing che nemmeno la bonanima di Micheal Jackson, conferma il fatto che ormai il Festival è diventato uno scimmiottamento o peggio, un proseguio dei talent show che appestano il panorama televisivo da qualche anno. Avevo già scritto che avevo molto apprezzato il diniego di Fazio davanti alla partecipazione degli ex talent alla manifestazione canore, ed invece il potere de filippiano continua a stagliarsi sull'Ariston, manco fosse Voldemort. E purtroppo si sa, il popolo tra Gesù e Barabba, scelse Barabba.


Al contrario delle serate precedenti, la serata è stata allietata dagli ospiti previsti in programma. Primo fra tutti, l'uomo della mia infanzia (e di chissà quante altre persone), lui che sbagliò rigore al mondiale ma che diamine, gli si perdona tutto..lui che da quando non gioca più non è più domenica: Roberto Baggio. Sempre un bel vedere, calmo e pacato come tutti i buddhisti, parla del suo impegno politico e della sua vicinanza con il premio nobel per la pace Aung San Suu Kyi e infine legge, emozionato ed anche un pò impacciato, una lettera indirizzata ai giovani compresi i suoi tre figli.
Due gli ospiti musicali: Antony and the Johnson e Leonora Armellini.
Il primo, un omaccione di origini inglesi  che ha collaborato con Lou Reed, Bjork, Battiato ed Elisa (and much more) si esibisce con il brano "You are my sister" autobiografico e dedicato appunto alla sorella.
Ed ora la pianista, su cui voglio soffermarmi giusto un attimino.
Intanto con un nome del genere "Leonora Armellini" (l'armellino, per chi non lo sapesse è quella pelliccia bianca puntellata di nero dei mantelli reali) cosa poteva fare se non la pianista? Comunque, battutone a parte. A dodici anni, quando io decidevo di giurare eterno amore a Nick Carter, lei si diplomava con lode e menzione d'onore al conservatorio. Poi a 17 anni, quando io mi rendevo sempre più conto che Nick ignorava e avrebbe ignorato la mia esistenza (oh, ci vuole tempo per assimilare certe verità), lei si diplomava summa cum laude all'accademia di Santa Cecilia a Roma, suonando poi con un numero impressionante di musicisti nei più importanti teatri mondiali, arrivando a vincere nel 2010 il premio internazionale "Chopin" a Varsavia. E proprio sulle note di Chopin si è esibita ieri l'artista padovana.  SENZA SPARTITO.

Ps: un ringraziamento a mio papà che riascoltandosi l'esibizione della pianista ha sentenziato: "Ha sbagliato UNA nota". Grazie papà <3


Stasera la quarta puntata, sperando che il televoto si ribalti.

giovedì 14 febbraio 2013

Seconda puntata tra modelle ed ex premier dame

Ed anche la seconda puntata del Festival è passata. Decisamente di tono superiore dal punto di vista delle canzoni, ma sempre un pò sul piatto andante per quanto riguarda il contorno di ospiti, frizzi e lazzi, ricchi premi e cotillon.
Si comincia con Beppe Fiorello che con indosso la giacca  azzurra con cui Domenico Modugno vinse il Festival di Sanremo, si esibisce in un monologo-pubblicità sulla fiction che andrà in onda a breve e dove lui impersona proprio il cantante (uau, la prima fiction dove non muore!) e successivamente interpreta due dei più famosi successi del cantautore pugliese "Vecchio Frack" e "Tu si na cosa grande" dedicandola alla moglie di Modugno presente in sala, alla quale in seguito ha consegnato la giacca del marito.
E fin qui tutto bene. Voglio dire, Fiorello è un bravissimo attore, la sua interpretazione di Modugno non poteva non riuscire.
Ma ecco che la bastardata è pronta a colpirti, d'improvviso. Si, parlo proprio dell'arrivo di Bar Rafaeli. Ma io dico Fazio, autori, e pure tu Bar che ti presti a queste cose: ma si fa cosi? Si entra senza un minimo di avviso per i telespettatori? Quanto meno noi comune mortali, sapendo dell'entrata in scena di questa sottospecie di alieno, visto che mi pare chiaro e sotto gli occhi di tutti che noi e lei non apparteniamo alla stessa razza, ci saremmo un attimino preparate...chessò, una spazzolata ai capelli, un fil de rouge sulle labbra. O quanto meno avremmo tolto il pigiama da dentro i calzini, sopportando stoicamente il freddo! Invece no. 
Fazio annuncia l'entrata di Luciana, e invece in cima alle scale appare questa biondona d'azzurro vestita che sorridendo scende quella scalinata con grazia ed eleganza, accompagnata dagli "oohh" di stupore del pubblico presente all'Ariston. Ovviamente si sa, le modelle che vanno a San Remo non hanno nessun particolare compito se non quello di indossare abiti che noi nemmeno mettendoci a dieta da qui fino al 2015 potremmo mai indossare (credo che lei fosse vestita da Cavalli) e dire quattro-cinque minchiate che ogni uomo presente in sala o a casa, applaude nemmeno fosse la finale dei mondiali. Fortunatamente ci pensa Luciana a ridimensionare la cosa. "Posso chiamarti Chiosco?" chiede alla modella israeliana. Bar ci "delizia" della sua presenza per ben 4 volte, con 4 diversi cambi d'abito compresa una specie di tuta semi trasparente di pizzo che attira un' altra delle battute della comica torinese: "Ma non hai degli spifferi proprio li?". E se qualcuno se lo stesse chiedendo la risposta è si, sto scrivendo questo post sotto il naturalissimo senso dell'invidia che ti sovviene alla vista di Bar-Chiosco.
Ma passiamo ordunque, alle canzoni in gara che come già detto sono state qualitativamente un pelino sopra quelle della prima puntata:

Modà- Facendoli esibire per primi, probabilmente la direzione artistica ha voluto seguire la filosofia del "Via il dente, via il dolore". Ma perchè non proprio via loro dico io? Non me ne vogliano i fan del gruppo, ma io la combinazione "sole-cuore-amore" davvero non riesco a concepirla o a farmela piacere. Smelensi oltre l'inverosimile, banali oltre ogni limite. Se la battono con Mengoni per la vittoria.

Cristicchi- Lo ammetto, forse un pò deludente. Tanto da spingermi a twittare un acidulo "Attacca co Ti regalerò una rosa, ora che non se ne accorge nessuno". Ma bravo è bravo, piacevolmente leggero. Canzoni che forse meritano più di un ascolto per entrare in testa e nel cuore.

Malika Ayane- Ecco un esempio di come una donna notoriamente figa e al passo coi tempi, si trasformi nel suo esatto opposto quando si sposa. Con una pettinatura improponibile di un biondo acido-platino che ricorda vagamente Lady Gaga, l'Ayane si presenta sul palco con un vestito-sacca di liuta nero castigatissimo sul davanti e che rivela una mega apertura sulla schiena per far vedere un tatuaggio che personalmente, poteva benissimo rimanere nascosto. Ma Malika è bravissima, anche se passa la peggiore delle canzoni in gara.

Almamegretta- Piccola news: domani il gruppo verrà premiato dal MEI come band più rappresentativa della scena indipendente. Portano anche una canzone di Zampaglione, che ha scritto brani per metà dei concorrenti a quanto pare.Anche per loro giudizio positivo: forse poco amalgamati con l'ambiente sanremese, ma di sicuro meglio cosi, . Per noi e per loro.

Gazzè- Ora faccio prima una precisazione. A me Max piace. Pure se mi canta l'elenco del telefono. Ma non c'è effettivamente bisogno di lanciarsi in disquisizioni su una bravura che è oggettivamente sotto gli occhi di tutti. Per me è da podio, ma si sa a Sanremo di solito chi merita non vince.

Annalisa- Tesoro bello. Sei oggettivamente una bella ragazza. Roscia e con gli occhi verdi. E con una voce da ringraziare ogni secondo madre natura. Canti oggettivamente bene e quindi mi chiedo perchè ti devi ridicolizzare con certe canzoni. Ma soprattutto, ricordiamoci che siamo a Sanremo e dunque, adottiamo un look che non urli "sono appena stata a fare un pic-nic in campagna".

Elio e le storie tese- Geni. Geni assoluti. Si presentano sul palco vestiti da chierichetti e subito oscurano tutti gli altri. Cantano "Dannati forever" facendosi allegramente beffe della censura e non solo. Ma a passare meritatamente il turno è "La canzone mononota": una genialità di canzone basata esclusivamente sulla nota DO, con continui canti di tonalità, atmosfere e cantanti. Se Sanremo fosse ancora un concorso serio, meriterebbero la vittoria ad occhi chiusi.

Ed ora gli ospiti. Tralasciando le varie ed ancora, per la sottoscritta, inutili apparizioni degli annunciatori, eccezion fatta per Neri Marcorè nei panni di Alberto Angela che regala anche un simpatico momento ironico con Fazio nelle vesti di imitatore-Piero Angela, il resto è ancora una volta solo contorno e niente più. E cosi si alternano campioni di moto con mogli ex-Miss Italia, campionesse olimpioniche, cuochi. Bar invece presenta il connazionale  Asaf Avidan, cantante israeliano che ha generato in chiunque la stessa domanda: "Ah ma quindi è un maschio?" (vedere su Twitter per credere).Poi ovviamente, l'ospitone. Lei, Madama Sarkò, la madama Carlà. Torinese di origine e naturalizzata francese, la madamin delude tutti apparendo in cima alla scalinata vestita come un'impiegata dell'ufficio catastale che uscita dal lavoro, non ha avuto il tempo di andare a cambiarsi a casa prima di andare a cena fuori col marito impiegato statale. Non brilla in simpatia o in dinamicità, ma si presta a quello che è il momento comico della serata facendo da spalla ad una splendida Littizzetto che canta ironicamente "Lei ha una coscia che è alta quanto me" scimmiottando la famosa "Quelqu'un m'a dit" dell'ex-premier dame francese.


Serata anche per i giovani quella di ieri, che però lo ammetto, non ho "degnato" di particolare attenzione. Non meritata a mio parere, l'esclusione de Il Cile, con un testo che meritavano ben altra considerazione.


mercoledì 13 febbraio 2013

Buona la prima?

Ed è passata. La prima puntata del Festival  è passata, ed anche con un bel numero di telespettatori sembrerebbe, con il picco di  17 milioni durante la contestata esibizione di Crozza.
Ma partiamo dall'inizio.
Si comincia con l'apprezzato, personalmente parlando, omaggio a Verdi da parte del centenario coro dell'Arena di Verona che intona il famoso "Va pensiero". E poi eccola che arriva, probabilmente la seconda persona più attesa della prima puntata dopo appunto Crozza: Luciana Littizzetto sbarca nel teatro Ariston a bordo di una carrozza stile Cenerentola, con tanto di cocchiere, "Un esodato della Fornero", lacchè  tirati di tutto punto e quattro cavalli bianchi con pennacchio in fronte. E subito si esibisce con un suo must, un sempreverde: la letterina. Indirizzata proprio a San Remo, anche se come dichiara fin da subito Luciana "Non esiste nel calendario, nè in quello Maya nè tanto meno in quello Pirelli". Irriverente e pungente come sempre, e piacevolmente sopra le righe non risparmia frecciatine qua e la ai politici impegnati in campagna elettorale: "Grazie che non hai fatto gareggiare Samuele Bersani, perchè con quel cognome li non ne uscivamo vivi. Toccava anche trovare un Samuele Berlusconi e un Samuele Monti". La vera star della serata, e con ogni probabilità anche di quelle che seguiranno è lei, che ravviva la presentazione forse un pò troppo politically correct di Fazio che, va bene che ci sono le elezioni e che insomma non facciamo battutine facilone verso il Vaticano, però suvvia una pernacchia, una stoccata cosi tanto per non sembrare troppo educatori ACR..

Ma passiamo a quelli che, secondo il mio giudizio personale, sono state le cose migliori e le cose di cui francamente si poteva benissimo fare a meno.

In: L'esibizione della coppia gay. Attraverso una serie di cartelloni, probabilmente per sottolineare il fatto che viviamo in un Paese dove agli omosessuali non è ancora concesso nemmeno il diritto di avere opinioni, i due ragazzi ci spiegano in maniera semplice e allo stesso tempo non banale, che si amano e per questo vogliono sposarsi. Ma che, ahimè, a NeW York perchè in Italia non si può fare. E si, la lacrimuccia è scesa.

In: L'esibizione di Crozza. Nonostante due- tre teste di cucuzza, o di bagghiolo (termine calabrese), abbiano più volte interrotto il monologo del comico ligure, tanto da far intervenire più volte Fazio per sedare i facinorosi, Maurizio ci regala un momento di satira politica in piena par condicio, passando da Berlusconi a Bersani, da Cordero di Montezemolo a Ingroia, nonostante qualcuno abbia poi notato la mancata  presa in giro di Grillo. "Io questo Paese lo odio" dichiara nei panni di Berlusconi, prima di esibirsi nella parodia di "Formidable" ed iniziare ad attirarsi gli applausi ma anche i fischi  del pubblico; strepitoso anche nei panni di Bersani, giusto per far par condicio anche noi, che dipinge come un povero sfigato che attende pacificamente sulla riva del fiume di veder passare il cadavere del nemico, e si ritrova ad essere colpito dalla piena. Un'osservazione della realtà cinica ed amara, che rivista il giorno dopo quando già le battute si conoscono e si sta quindi più attenti a ciò che viene detto senza ricercare la risata a tutti i costi, più che appunto delle risate tira fuori  un pò di ansia per quello che succederà tra pochi giorni con le elezioni. Battuta migliore? Per quanto mi riguarda "La Germania viene da mille anni di Capetingi. Noi veniamo da vent'anni di uno che si tinge la capa".

Out: Gli ospiti. Prima di tutto: ma ci sono stati? Poco fa ho letto, ad esempio che quel tizio vestito come Enzo Miccio che in un giorno di pioggia si incontra e si scontra con Oscar Giannino, altri non era che Baumgartner il tizio che mesi fa, non avendo nulla da fare ha deciso di sfondare il muro del suono. E cosi anche tutti gli altri ospiti che avevano il compito di annunciare quale canzone proseguiva nella gara: nella totale indifferenza di tutti si sono succeduti Marco Alemanno, compagno del compianto Lucio Dalla, Ilaria d'Amico, Vincenzo Montella, Flavia Pennetta  e quelli la che giocano a calcio e  pallanuoto. Nessun momento rilevante, nessuna esibizione degna di nota, nessuna affermazione da far saltare i capelli in testa ai dirigenti Rai. Probabilmente anzi, i dirigenti Rai erano intenti a dare il via ad interminabili tornei di Ruzzle tra le prime file.

Ora, visto che fa tanto giornalista impegnato che ne capisce di musica, nella mia somma ignoranza e cretineria, voglio provare anche io a fare questa classifica delle canzoni in gara ieri sera. Prima di tutto: ma perchè mai farci sorbire ben due canzoni in gara? Comunque, rigorosamente in ordine di apparizione, ecco i miei giudizi.

Mengoni- Va bene, io sono un pò prevenuta contro chi spunta dai reality, e i primi minuti di Mengoni ho tenuto il televisore senza volume. Poi mi sono detta che questo lavoro comporta anche il soffrire, e quindi rialziamo. La voce Mengoni ce l ha, ti tira certi acuti da spaccare il servizio buono dei bicchieri, ma poi niente. Non rimane in testa il motivo, non ti viene voglia di andare a rivederti il giorno dopo l'esibizione su youtube. Passa "L'essenziale" che, come scritto ironicamente su Twitter da qualcuno, "L'essenziale è inascoltabile alle orecchie". Una banalità agghiacchiante dei testi, uniti al fatto che a cantarli è un ex dei reality: Mengoni ha tutte le carte in regola per vincere il festival.

Gualazzi- Ma dico io Raffaello. Dico. Ma cosi bravo, cosi artista impegnato che t'ascolta solo chi di musica ne capisce ( e che due maroni dico io) e poi mi fai questa figura barbina? Con quella voce roca e strozzata? Dai su, ti do il beneficio del dubbio, però la prossima volta impegnati di più.

Silvestri- Daniele, grazie. Grazie di vero cuore per aver preso parte a questo Festival ed aver impedito suicidi di massa tra il pubblico. Essì occhei, che la seconda canzone ricorda la sua Salirò, ma infondo chissenefrega? Comunque è passata la prima, con tanto di interprete per i sordi alle spalle e interpretazione da romanaccio doc. E comunque, io lo farei vincere anche se mi riproponesse Salirò e La Paranza.

Simona Molinari e Peter Cincotti- Informiamo i signori telespettatori che tramite televoto, sarà possibile donare un euro per comprare un vestito di stoffa vera, e non ricavato dalla carta dei regali di Natale, a Simona Molinari. E va bene si, siccome Cincotti sa suonare il piano egregiamente, lanciamoci in questa banalissima e già vista esibizione in stile swing degli anni della ricerca dell'oro in America.

Marta sui tubi- Ecco si, prima di tutto una domanda al gruppo. Ma insomma, collezionate successi su successi, date del tour sempre sold out: ma per quale motivo andare a Sanremo? Con il festival ci azzeccano poco e niente, ma piacciono. Mi piacciono. Non vinceranno manco per la cippa, ma saranno tra quelli che venderanno di più, alla facciazza del completo blue di Mengoni.

Maria Nazionale- Vestita come se fosse appena tornata dal matrimonio della cugina Concetta, la sua esibizione è a mio parere (lo sottolineo, è tutto soggettivo) la più penosa del festival. Va bene, Napul'è mille culure, Vedi Napoli e poi muori e chi più ne ha più ne metta: ma il continuo, trito e ritrito esaltare la canzone napoletana, rischia di trasformarsi in un pesante momento trash, da non ripetere. E si ripeterà invece, visto che passa proprio la canzone napoletana. Napule è a voce de criature, dopotutto.

Chiara Galiazzo-  Io a questo punto, sarei anche tentata dal denunciare tutti quelli che su Twitter hanno invaso, nei mesi passati, la home con hashtag per esaltare le doti canore della vincitrice di XFactor 2012.  Non spicca, perlomeno non nella prima parte: sottotono, sottovoce, sotto. Sarà anche l'emozione di un palco come l'Ariston, probabilmente, ma quella che i bookmaker annoverano tra le papabili vincitrici, per ora  arranca soltanto.


Ah, dimenticavo, la menzione speciale.
Toto.
Toto mio bello, con l'autoradio sempre nella mano destra e il canarino sopra la finestra che co sto freddo c'ha pure lasciato le penne. Ma perchè? Perchè darsi cosi una zappata sui piedi, dal nulla? Ma voglio dire, con tutto il trambusto delle elezioni tu mi porti sul palco l'Armata Rossa, facendo vedere a tutti che in Russia evidentemente i dentisti chiedono parcelle a cinque zeri? Ma se volevi fare qualcosa di esaltante, non potevi chessò, presentarti vestito di pelle come Gigi d'Alessio l'anno scorso, con tanto di ballerine trash e  remix anni 90?...


Stasera la seconda puntata, dove cominciamo con la presenza della prima gnocca: Bar Rafaeli. E sarà ospite anche Giacobbo, che probabilmente ci spiegherà il collegamento tra templari-sacro Graal e Festival di Sanremo.






martedì 12 febbraio 2013

Perchè Sanremo è Sanremo...Ancora?

E rieccoci qua: finalmente o purtroppo, per non far torto alle fazioni pro e contro, stasera ripartirà la maggiore kermesse di musica italiana. Ebbene si, ricomincia il caro Festival di Sanremo.
Ancora un pò provata dall'edizione dell'anno scorso, tra duetti improponibili, monologhi celentaniani incomprensibili e il toto-domanda "mutanda si-mutanda no" (quest'anno ce la siamo scampata sembrerebbe, causa gravidanza), ammetto che fino a poche ore fa non mi ero nè resa conto che proprio questa sera sarebbe ripartito l'evento, nè tantomeno mi sono informata su chi, cosa, come, quando e sopratutto perchè. Le uniche informazioni in mio possesso risalivano al 2012, quando venne annunciato che il fardello della presentazione e di tutto il relativo cucuzzaro sarebbero questa volta cadute su Fabio Fazio, già presentatore delle edizioni del 1999 e del 2000, e che ad accompagnarlo ci sarebbe stata la sua spalla di "Che tempo che fa" Luciana Littizzetto; ed in ultimo che Fazio avrebbe chiuso la porta, sprangato le finestre e messo di guardia il cane contro i cantanti spuntati fuori dai talent show. Ok, Fazio, avevi la mia approvazione, per una settimana ho anche seguito interessata gli sviluppi della situazione. Poi più nulla. E come succede a chi lascia che gli eventi scorrano senza controllo, quando appunto poche ore fa mi sono risvegliata dal torpore e sono entrata in mood sanremese, eccola li pronta ad aspettarmi la delusione. Ma come Fabietto? Voglio dire ero cosi entusiasta all'idea di non dover far continuamente zapping per risparmiare alle mie orecchie i vocalizzi vibrati della scuderia de filippiana..e adesso leggendo il programma per la serata mi ritrovo Mengoni, Scarrone e Galiazzo?E si che mi riporti gli Elio e le storie tese e che comunque non si può avere tutto dalla vita però... E invece apprendo felicissima che la classica gnoccolona di turno messa li giusto per far ricordare a tutte le donne che no, non siamo tutte uguali ma nemmeno per la cippa, non sarà presente se non nelle vesti di ospite: Bar Rafaeli prima e Bianca Balti dopo. Va bene, ce la posso fare. Posso riuscire a non maledirmi per il quintale di chiacchiere (frappe) che ho mangiato nei primi due giorni di carnevale.
E poi gli ospiti. Oltre alle già citate top model e a nomi italiani come Beppe Fiorello, Baudo e l'attesissimo Maurizio Crozza, gli unici ospiti stranieri, a meno che non ci siano sorpresone dell'ultimo minuto, saranno il cantautore israeliano Asaf Avid, Caetano Veloso e Carla Bruni: si, lo confesso, mi sono fatta quella domanda...ma non potevano chiamare Fiorello che imitava Carlà? Niente ospitoni da hit parade come gli One Direction dell'anno scorso, quelli che trattengono davanti al televisore tutte le ragazzine dai 13 anni in su che puntualmente poi lanciano 13 tweet al secondo per commentare anche solo il movimento dei capelli dei loro beniamini. Ed essendo io appassionata di musica classica, in particolare della sua, attendo con ansia l'omaggio che verrà fatto a Giuseppe Verdi nel corso delle puntate.
Ma, anche se un pò preoccupata, a causa dei bookmaker che danno quasi per certa la vittoria dei Modà, non posso ovviamente scrivere un post su qualcosa che ancora deve avvenire.
Ed effettivamente il mio interesse era più rivolto verso quella fantastica, meravigliosa, ed ispiratrice di molte delle mie frecciatine ironiche che proprio in questi giorni si risvegliano e, consentitemelo, ammorbano ogni spazio sociale (virtuale e non) di loro e nostra conoscenza.
Esattamente, parlo degli improvvisati critici musicali e/o presunti tali.
Quella figura "un pò mitologica e un pò pirla" ( per citare la Littizzetto) che in vista di un qualsiasi evento musicale che  sia Sanremo,  l'ormai defunto Festivalbar, o la gara delle voci bianche di Santa Maria di Leuca, spunta fuori dal nulla guardando tutti dall'alto in basso, e si mette a dispensare consigli musicali il più delle volte non richiesti.
Quelli che decidono che tu, misero plebeo, di musica non puoi mai capire quanto loro e che loro hanno l'ingrato compito di riportarti dalle vie dell'ignoranza a quelle della conoscenza musicale, indrottinandoti su chi deve essere meritorio del tuo ascolto e chi no. O più semplicemente, visto il contesto, quelli che inizieranno a martellare l'anima alla gente e a dispensare consigli sulla kermesse, sui cantanti, sulle note, sugli strumenti; consigli che poi a ben guardare, sarebbero capaci di dare in maniera molto più pertinente perfino le fan dei One Direction. Insomma, il classico esempio di persona che si sente intellettualmente elevato e musicalmente competente perchè qualche anno fa andava in giro con aria bohemiene e trasognata ascoltando Capossela (ma a ben guardare poi, mai una volta che fossero andati oltre  "Il Ballo di San Vito") e che l'estate scorsa invecefischiettavano e ciancischiavano in un romanaccio improvvisato, Mannarino.



Perchè Sanremo è Sanremo.
Orsù.


martedì 8 gennaio 2013

Le primarie della cultura

Capita ogni tanto, girovagando sul web, che nel mare di notizie sconcertanti da una parte ed inutili dall'altra, si trovi qualcosa non solo di appassionante e allo stesso tempo divertente, ma anche capace di risvegliare le coscienze. Sto parlando delle "Primarie della Cultura" evento promosso dal FAI- Fondo Ambiente Italiano. Il FAI è una fondazione senza scopo di lucro nata nel 1975 che opera per la salvaguardia del meraviglioso, e ormai troppo spesso trascurato, patrimonio artistico e naturale italiano annoverato tra i più ricchi a livello  mondiale. Un lavoro di restauro e riapertura di luoghi d'interesse culturale, sensibilizzando cosi il pubblico ad un maggiore interesse e soprattutto un maggior rispetto per quella che altro non è che la nostra Storia; impegni e missioni portati avanti scevri da qualsiasi connotazione politica, com'è giusto che sia. Ovviamente sarebbe riduttivo e superficiale sciorinare un semplice elenco dei risultati conseguiti da questa fondazione (per cui rimando al loro sito ). L'iniziativa che il FAI ha lanciato da poco, sono le già citate "Primarie della cultura". Attraverso un sito internet è possibile votare per 15 tematiche di carattere ed interesse culturale  dal finanziamento allo studio al destinare l'1% dei soldi pubblici per la cultura, passando per la salvaguardia di biblioteche e paesaggi; aprendo il sito si nota immediatamente la parodia, già di per sè evocata dal nome scelto per l'iniziativa, del confronto televisivo che i cinque candidati per le primarie del PD fecero prima delle votazioni: e cosi, al posto di Vendola,Bersani, Renzi, Tabacci e Puppato, ritroviamo schierati Dante, Giotto, Verdi, Leonardo da Vinci e Fellini. L'obiettivo è presto spiegato dal sottotitolo "Se non puoi scegliere il candidato, scegli le sue idee": come da tutti risaputo il 24 e il 24 febbraio si torna (Giubilo sia in tutto il regno) a votare. Ovviamente e, mi verrebbe voglia di aggiungerci un calabresissimo '' 'nsia mai'' con la ''presenza'' della legge Porcellum che obbliga quindi a votare per liste bloccate: il FAI con le Primarie della Cultura, intende far entrare tra gli argomenti delle prossime campagne elettorali il settore della cultura nei suoi molteplici aspetti. E' possibile votare dal 7 gennaio fino al 28, per un massimo di tre tematiche ed inoltre sarà possibile durante questo periodo commentare attivamente l'iniziativa attraverso twitter. Alla fine i temi risultati vincenti verranno presentati ai partiti che potranno pubblicamente impegnarsi, si spera, al raggiungimento degli obiettivi che gli elettori avranno decretato come più importanti.

Per quanto mi riguarda, ho scelto di dare spazio sul mio blog a questa iniziativa perchè ritengo che sia necessario che tutti intervengano per la salvaguardia di quello che è il nostro patrimonio più importante, e perchè è giunto il momento di dare spazio ai valori veri e coinvolgere i giovani in iniziative che abbiano come scopo quello di salvare DAVVERO il loro futuro, attraverso l'importantissimo settore della cultura troppo spesso relegato in un angolo, superato dalla logica della ricchezza e dell'ignoranza.